domenica 15 aprile 2012

Euripide/ Il conflitto tra ragione e passione



...e siamo giunti al quattordicesimo volumetto della collezione "I classici del pensiero libero/ greci e latini"
e con felicità incontro in edicola la "Medea" di Euripide, mi piace Euripide e per me, il giudizio è naturalmente strettamente personale,  " Medea" è l'essenza della tragedia, L'occasione è ghiotta: piove, è domenica, mio marito non c'è oggi non esiste che divano, stufa accesa e questa potentissima tempesta dell'anima.
A parte le mie personali considerazioni, che mi ero ripromessa di non scrivere in questi post sui classici, la prefazione è affidata a Ranieri Polse.

"Figura demoniaca di maga barbara e crudele, Medea è uno dei personaggi più noti, estremi e coinvolgenti del teatro antico.
Lucida e determinata nel compiere una vendetta atroce, l'assassinio dei figli, che la colpirà con violenza devastante, Medea appare perfettamente consapevole delle conseguenza del suo gesto estremo.
Ma alla tensione emotiva ("capisco quali dolori dovrò sostenere, ma più forte dei miei propositi è la passione"), si unisce un'assoluta autonomia intellettuale, fino ad allora sconosciuta in una donna del mondo greco."


" Lontana e vicinissima come tutte le figure del mito, Medea è un personaggio di inesauribile vitalità, che non ha mai cessato di ispirare poeti e drammaturghi. Delle molte Medee latine,  ci resta solo la tragedia di Seneca, che, a differenza di Euripide, considera fin dall'inizio la donna un mostro e la condanna.
Nella tragedia greca, invece, Medea esprime il dolore e l'umiliazione che la scelta di Giasone le fa subire; argomenta, poi, che il marito ha commesso una grave ingiustizia e che perciò deve pagare; infine-è la sconvolgente novità di Euripide, messa in risalto dall'analisi di Vincenzo Di Benedetto- denuncia lo stato di sottomissione ed ineguaglianza che la società dei maschi impone a tutte le donne. un regime di sopraffazione
contro il quale lei non vede altra risposta che l'omicidio.
Capace di tener testa agli uomini con la forza appassionata del suo ragionare, Medea mostra una tenacia che Giasone, il conquistatore del Velo d'oro, non ha.
E così vince, a costo pure di un delitto spaventoso.
Ma, altra cosa da non sottovalutare, Euripide non chiude il suo dramma con la morte e il castigo dell'infanticida, per lei non si spalancano le fiamme degli inferi, anzi Medea si allontana su un carro alato e , dopo aver maledetto un ultima volta Giasone, va ad Atene a sposare il re Egeo."
(dalla prefazione di R.Polese)


" E' fatale che muoiano, se debbono
morire, sarò io che darò loro
la morte, io stessa, che li ho partoriti"
( Euripide, Medea 
V episodio, scena I, v. 1050)

2 commenti:

  1. anche questo post mi ricorda i miei ancora recenti studi universitari... e confesso che anche a me Euripide ha affascinato molto per il suo modo un po' anticonformista di porsi rispetto agli altri grandi tragediografi :) e mi riprometto di approfondirlo ancora meglio! ;) grazie cmq di questi tuoi post che diventano un'occasione di stimolo per approfondire letture! :)

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  2. Ciao, grazie di apprezzare questi post, mi fa molto piacere. Il mio intento con questi piccoli scritti non è certamente quello di esporre il pensiero di questi grandi ma piuttosto, come dici bene tu, di creare un'occasione per approfondire quello che magari si è studiato un po' di corsa e per invogliare chi ha effettuato altri studi ad avvicinarsi a questi grandi.Ciao, a presto Antonella

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")