mercoledì 25 ottobre 2017

Fall foliage, ritorno alla Burcina





Finalmente autunno! La tavolozza del paesaggio cambia tonalità: è il momento degli ocra, della terra bruciata, dei marroni che diventano rossi, bronzei, dorati...
Prima di cadere , le foglie degli alberi ci regalano un " cambio d'abito" che si rinnova con successo e sfarzo ogni anno di questi tempi, e le repliche sono doc.


















Da settembre in poi, lo spettacolo del fall foliage, le foglie d'autunno, ritorna a riscaldare di toni accesi e vibranti boschi e foreste delle terre boreali.
E' qui infatti dove vivono diverse famiglie di alberi decidui, che le repliche non hanno fine ogni stagione di questi tempi..


















Le foglie prima di cadere, con un complicato processo chimico, assumono i colori più inaspettati, lasciandosi alle spalle il loro verde.
Stanno per morire e lo fanno mostrandosi davvero al meglio. E ci riescono, eccome !



















Il fenomeno è molto accentuato in America del Nord, in particolare negli stati del Maine, del Vermonth, del New England, poichè la latitudine e le particolari condizioni ambientali lo consentono in maniera ottimale.


















Anche da noi, però, ci sono rosseggianti esempi, come nella nostra splendida Oasi Zegna e in particolare nel suo Bosco del Sorriso oppure nella " collina di Perle " sopra Biella, L a Burcina
dove in compagnia di mio cugino Alessandro e di mio marito mi sono dedicata al mio personale folliage...



















la magnifica sensazione di camminare sul tappeto di foglie sotto una galleria di colori mutevoli, sembra di essere immersi nel sole, il piacere di sentire l'aria leggera, la luce perfetta per fotografare...tutto questo non ha prezzo.









La brezza di ottobre - e che ottobrata ci sta regalando! - ridisegna il bosco e la collina regalando a chi ama passeggiare le mille sfumature del rosso, dell'oro e dell'arancione che trasformano il fitto fogliame dei vegetali tutto attorno.
Un cambio d'abito, appunto, che ammalia sempre.

















Concludo questa passeggiata nel bosco con alcune parole del naturalista Henry David Thoreau:

" Mentre attraverso un prato direttamente verso un terreno leggermente rialzato(... ) vedo (... ) la cima di una marea di aceri appena apparsi oltre il bordo color ruggine splendente della collina, (...) del più intenso color scarlatto brillante, arancio e giallo, pari a nessun fiore o frutto, o a qualsiasi tinta mai dipinta. " ( da " Tinte autunnali ")













martedì 17 ottobre 2017

Le otto montagne, Paolo Cognetti





L'avevo comprato quando ancora il Premio Strega sembrava molto lontano, quando sembrava che, senza ombra di dubbio, fosse destinato a Teresa Ciabatti, l'avevo comprato perchè mi piaceva il titolo, perchè la montagna per me è una passione e perchè avevo pensato che, in realtà, mi sarebbe piaciuto, durante le mie vacanze in montagna, leggere un libro che parlasse di montagne.




Monte Rosa dall'Oasi Zegna




Già, perchè non è un libro da leggere in spiaggia o in barca è un libro da leggere lì, sul posto, anch'io come lui amo le lunghe camminate in montagna, come lui vorrei avere una baita sopra i 2.000 metri, come lui penso che "qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa.




Gran Paradiso - verso il colle del Nivolet




Comunque: quella di Cognetti è una storia di formazione palesemente autobiografica e che non avrebbe potuto essere inventata neppure con il salgarismo più eclettico: solo chi ha vissuto e toccato certe esperienze montanate può raccontarle e restituirle perchè si risveglino nel lettore e, beninteso, solo chi le ha precedentemente addormentate può ridestarle: non c'è descrittivismo che possa spiegare genericamente la montagna a chi non l'abbia vissuta un minimo, possibilmente in una fase adolescenziale della vita.




Monte Rosa- salendo al Belvedere da Macugnaga




In realtà la montagna non è propriamente l'ambientazione di questo romanzo, anzi meglio non è la location della narrazione: perchè la montagna non accetta di fare da fondale alle miserie dell'umano, ai suoi romanzi, film o fotografie; la montagna è desinata a rubare la scena - sempre - pur nella sua granitica o dolomitica immobilità, è un simbolo terrestre e cosmico che fa emergere tutte le nostre carenze: perchè è verticale,, perchè ci fa mancare la terra sotto i piedi, perchè ci costringe al confronto con dei bisogni ricondotti all'osso ( fatica, freddo, fame, sete) e perchè ci costringe a poter contare solo su noi stessi, a mettere a nudo i nostri limiti e le nostre potenzialità.




Veduta dal Colle dell'Agnello





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La montagna non mente mai, al costo di farti scoprire veramente chi sono i tuoi compagni di cordata.Se non è questo non è montagna: è villeggiatura, cartolina, scampagnata, parco dei divertimenti, palestra a cielo aperto, o, appunto, fondale per romanzi, film o fotografie.




Monte Bianco - Risalendo la Val Veny




Cognetti dice proprio cosi:  la montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all'altro, silenzio, tempo e misura.




Monte Bianco- Risalendo la Val Ferret




E poi c'è la storia, ma tutto sommato è meno importante dello spirito che l'accompagna. Molte volte, leggendo e fermandomi in fondo alla pagina, mentre guardavo le montagne della Valle d'Aosta intorno a me, ho pensato che in fondo poteva anche finire lì, magari anche senza avventurarsi nella finale e terribile parentesi nepalese, senza il misticismo, senza la retorica delle bandierine degli sherpa e senza la necessità di quel genere di epilogo dirompente spesso richiesto dagli editor.




Gran Paradiso - Ghiacciaio della Tribolazione




Comunque è la stira di due ragazzi, poi uomini, che sono cisì diversi da assomigliarsi e specchiarsi in quella " montagna " che riflette sempre l'immagine che ciascuno merita, non altre. Cognetti racconta le sue esperienze di bambino tra i monti, le sue e quelle di migliaia di noi. I ragazzi sono uno di città e l'altro autoctono, si incontrano in montagna e scoprono il valore di un'amicizia che si consolida ad ogni nuova stagione e che scorre via assieme alla vita; intanto si parla di amicizia, di padri ( secondo me la figura del padre è stupenda ) e di figli senza alcuna ansia attualizzante, anzi si procede ricercando il significato denso e profondo che solo i vecchi romanzi ottocenteschi sapevano restituire senza timore del " banalmente classico " e di temi ritenuti scontati come l'approcciarsi al padre, alla madre, al selvatico, all'avventura, al divenire adulti.




Gran San Bernardo




I personaggi di questo romanzo in cui non succede quasi n ulla, sono tutto,  e sono molto archeticipi.. C'è il padre del protagonista, un chimico introverso, affascinante a suo modo, ogni sera corico di rabbia come è quasi doveroso essere da cittadini sani che vivono in città; i genitori del protagonista Pietro ( detto Berio, sasso ) si sono innamorati e sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, e la montagna è la loro passione fondativa.




Cervino




Il padre è spavaldo nel salire sul sentiero, sempre in gara con qualcosa o qualcuno, competitivo anche solo con se stesso, intriso di retorica della montagna, e ansioso di firmare i libri di vetta, un uomo da sassi e rocce, dai 3.000 metri in su.




Salendo al rifugio del Mont Faler




E poi c'è la madre, molto più tipicamente accomodata sui prati, nei pascoli, coi piedi immersi nel torrente, a passeggiare nei baschi, più meditabonda e scevra dalla sofferenza in cui agognare la cima, scevra da quel " rincoglionimento " un po' deluso che ti prende una volta lassù, e scevra pure, dall'angoscia di dover scendere e tornare subito a casa, scevra insomma da quell'assenza di presente che l'esperienza della scalata può rivelarsi. Una donna, insomma , lontana dalla " conquista dell'inutile " ( doppia citazione Herzog e Messner ) e più adatta al massimo ai 2.000 metri, col vizio di voler intervenire nella vita degli altri.




Ghiacciaio della Tribolazione



Ma entrambi, lei e lui, i genitori, dopo essersi conosciuti sulle Dolomiti, li ritroviamo costretti a vivere a Milano e a farsi catturare dal languore meneghino che nelle giornate serene fa intravvedere la Grigna e il Resegone e persino il Monte Rosa innevati.




Salendo all'Alpe Chamolè, panorama sulle Alpi



Solo durante le brevi vacanze la coppia si risvegliava, più allegra e loquace. Poi, ecco, andarono a ficcarsi nel paesino di Grana ( nome inventato ) dove i due ragazzini coprotagonisti s'incontrano e lasciano nascere un'amicizia all'insegna di Mark Twain, che Cognetti cita direttamente.
E qui succedono un sacco di cose e nessuna.




Il Monviso




C'è l'alpeggio e la tentazione di viverci e addirittura  di camparci, oppure il vivere in un paesino di 14 anime senza negozi, ci sono gli ambienti, gli odori che Cognetti è molto bravo a catturare senza essere stucchevole, c'è " la gente che va a vivere in alto perchè in basso non la lasciano in pace ", inseguita da padroni, eserciti, preti e capi reparto.




Monviso, salendo al lago Fiorenza




Ci sono le estati di esplorazioni e scoperte, le case abbandonate, il mulino, i sentieri più aspri, il saper camminare in montagna  come " la cosa più simile a un'educazione che abbia ricevuto da lui ", il padre.




Il Monte Rosa da Riva Valdobbia




C'è l'estate. E c'è l'inverno, in cui la montagna non è fatta per gli uomini.
Raccontare oltre significa raccontare un romanzo che non si legge ma che si respira, come la montagna...




Le  " nostre " meravigliose 3 punte: Monte Barone, Punta delle Camosce, Gemevola

giovedì 12 ottobre 2017

Nella soffitta della nonna : la cioccolatiera





Finalmente ho trovato un po' di tempo per fare una delle mie incursioni nella soffitta della nonna...ne avevo proprio bisogno, credo che non ci sia niente che mi piaccia come il rovistare tra vecchie cose, l'aprire polverose scatole di cartone dimenticate da decenni in qualche angolo buio e ispezionarne il contenuto. Quasi sempre riesco a trovare qualche piccolo tesoro che, una volta preso in mano e ben ripulito mi incanta e mi fa viaggiare nel tempo.








Questa volta l'oggetto che mi capita tre le mani è una vecchia cioccolatiera di porcellana che mi racconta la storia della sua nascita  nel lontano XV secolo...









Già, perchè è proprio nel Xv secolo, durante la conquista del Messico, che Herman Cortes riporta alla corte di Spagna il "" scocoalt", l'alimento degli dei della civiltà azteca e la cioccolatiera è strettamente legata alla storia del cioccolato e allora cerchiamo  di scoprire la storia di questo oggetto di grande fascino.









Sbarcato in Spagna il cioccolato raggiungerà la Francia solo con il matrimonio, nel 1615, dell'infanta di Spagna Anna d'Austria con il futuro re Luigi XIII. Infatti la nuova giovane regina è accompagnata nella sua nuova vita in Francia dalla sua serva Molina, esperta, tra le altre cose, nell'arte di mescolare il cioccolato.









Ma è Luigi XIV  ( anche se non  fu uno dei più avidi bevitori di cioccolato ) e sua moglie Maria Tresa d'Austria, a far entrare il cioccolato nelle abitudini della corte reale  al castello di Versailles.








Appannaggio dell' aristocrazia, più tardi conquisterà tutti gli altri stati della società grazie all'introduzione della coltura del cacao in India occidentale, evento che fece abbassare notevolmente il prezzo di questo alimento, fino ad allora considerato di lusso.










All'epoca il cioccolato caldo si degusta ovunque, anche in chiesa durante la messa, ed è spesso accompagnato da un pizzico di pepe o di zenzero.
Per ottenere un cioccolato caldo degno di questo nome, le briciole di cioccolato grattugiato dovevano ( e devono ) essere agitate nell'acqua bollente.









Questo metodo permise alle manifatture di elaborare recipienti come tazze e pentolini, fino ad arrivare alle cioccolatiere. Per preparare questa bevanda le cioccolatiere erano dotate di un buco nel mezzo del coperchio, in genere nascosto da un elemento decorativo, per far passare il bastone che serviva a mescolare la bevanda e a creare una schiuma che gli avrebbe dato tutto il suo aroma..








Il recipiente era in genere abbastanza alto, su tre piedi, e munito di un manico di legno.










Nel XVIII secolo furono prodotte le prime cioccolatiere in argento, veri e propri oggetti d'arte.
I primi modelli in porcellana di Sevres nacquero nel 1784. Le loro decorazioni, in seguito, variarono secondo le regioni di produzione e le case fabbricanti e vennero abbinate a servizi per il cioccolato completi.









Oggi, nell'epoca delle cioccolate pronte in bustina le cioccolatiere sono oggetti che appartengono all'eleganza del passato e il loro uso è puramente decorativo, oppure fanno parte di raffinatissime collezioni.








Madame de Sèvignè scrisse in una delle sue lettere  a proposito di questa bevanda divina e pregiata:
" Il cioccolato vi lusinga per un istante, e poi vi accende di colpo di una febbre continua. "





Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")